Università Milano Bicocca : silicio e plastica si fanno cartilagine

Il mix di silicio e plastica che agisce come la cartilagine umana.
E può sostituirla.

di Roberto Naccarella

Lascia senza parole il nuovo materiale annunciato ieri dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca, che ha realizzato l’avveniristico prodotto in collaborazione con l’Imperial College di Londra.

Una scoperta che inevitabilmente è portata a rivoluzionare le cure per ossa e cartilagini e permetterà di velocizzare e rendere estremamente più efficiente la ricostruzione di menischi, la riparazione di un crociato o il ripristino di cartilagini rovinate.

Come? Basterà stampare il materiale in 3D, che in seguito verrà inserito nella zona del corpo dove è avvenuto il danneggiamento.

Il mix scoperto dalla Bicocca ha davvero del prodigioso, in quanto riuscirebbe a riprodurre le caratteristiche dei tessuti ossei naturali, soprattutto la cartilagine :  qualcosa che fino ad ora, com’è facile immaginare, avveniva solo nell’essere umano.

Addio gesso e chiodi dopo una frattura: il materiale è particolarmente elastico e resistente a pressione e trazione.

Un portento, come spiega Laura Cipolla, docente di Chimica organica dell’Università di Milano-Bicocca, che ha coordinato il gruppo italiano di ricerca.

“In termini di applicazioni – afferma la ricercatrice al quotidiano “La Stampa” – si apre davvero un mondo, soprattutto a livello biomedico, quello da cui siamo partiti.

L’idea è quella di utilizzarlo per migliorare la ricostruzione ossea.

Potremo stampare in 3d un supporto da inserire proprio dove c’è il danno.

Praticamente riempiremo la frattura con un sostegno biocompatibile, che aiuta la guarigione perché con il tempo le cellule naturali possono colonizzarlo e completare il loro naturale processo di rigenerazione”.

“Il nostro nuovo materiale – aggiunge Julian Jones, docente di Biomaterials all’Imperial College – pone le basi per lo sviluppo di nuove strategie di cura e per realizzare in laboratorio, per la prima volta, un nuovo materiale che mima le cartilagini.

C’è ancora molta strada da fare prima che questa tecnologia possa essere applicata nell’uomo, ma il risultato che abbiamo raggiunto è un passo importante per una nuova medicina di frontiera”.

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