Huawei : storia e futuro di un gigante della tecnologia
Il colosso Huawei, è una di quelle storie incredibili come si vedono in alcuni film. Un’azienda che nasce dal niente, quasi come una scommessa, e diventa un gigante del mercato.
Huwaei infatti, è nata nel 1987 in Cina come società privata controllata dai dipendenti, in pratica una struttura aziendale pari alle cooperative italiane. Oggi vanta uno dei migliori successi industriali mondiali.
Ha la sua sede principale a Shenzen, in Cina ed è una società privata detenuta al 100 % dai suoi dipendenti. E di dipendenti ne ha oltre 180.000 , che operano attraverso 3 divisioni : Consumer, Enterprise e Carrier.
La mission di Huwei
La società nasce con il compito di creare apparecchi di telecomunicazione, e le reti di telecomunicazione sia a breve che a lunga distanza. Inoltre, con il progetto di garantire supporto e servizi a queste sue attività.
Il vero boom nella telefonia è avvenuto negli ultimi anni, quando hanno adottato la tecnologia Android, e la sua crescita nel mercato è aumentata in maniera considerevole. I dati che si hanno per l’anno 2013 sono davvero importanti, in quanto proiettano Huawei al terzo posto nella graduatoria mondiale dei produttori di telefonini.
L’azienda oggi ha al proprio servizio 140 mila dipendenti, di cui circa 50 mila sono impiegati nel settore dello sviluppo e della ricerca.
I primi anni
L’azienda viene fondata dall’ex ufficiale dell’Esercito Popolare Cinese Ren Zhengfei, nell’anno 1987. L’attività iniziale è quella di rivendita di centralini e di apparati telefonici con provenienza Hong Kong.
Nel 1990 la società decide di alzare il livello del proprio lavoro, cominciando a produrre in proprio apparecchi telefonici per industrie e hotel. La scelta è felice, e la sua crescita è evidente, tanto che appena 2 anni dopo produce già il suo primo centralino digitale.
Fine anni ‘90
Huawei, verso la fine degli anni ’90, comincia muovere i primi passi verso il vero e proprio boom. È infatti nel 1997 che arriva l’assalto al mercato internazionale, quando realizzò una rete di telefonia fissa per la Hutchinson Wampoa.
Sempre nel 1997, inizia a realizzare i primi apparati di telefonia mobile, lanciandosi anche nel mercato CDMA e UMTS.
Le scelte e il coraggio sono state premiate dall’utenza finale, visto che nell’anno 2010 la società è stata inserita di diritto nella Fortune Global 500, che è la classifica delle 500 aziende mondiali ad aver prodotto il maggior fatturato.
Gli smartphone che hanno fatto la fortuna del brend : la serie P.
Le fortune vere nel mercato delle vendite al pubblico iniziano, come dicevamo, certamente con la produzione in serie di smartphone che rapportano una qualità indubbia con un prezzo notevolmente vantaggioso.
Impostosi come un low price di qualità, quest’ultima ha avuto un crescendo con la serie P, in particolare con Huawei P9, P10, 20. E le rispettive versioni “lite” (cioè meno “carrozzate” da accessori).
Ma non possiamo trascurare le serie” Mate”, di cui le ultime uscite sono il “Mate 20” e “Mate 20 Pro“.
Sarà probabilmente in occasione del MWC 2019 che sarà presentato il nuovo “Huawei P30“, con ogni probabilità sarà un modello dotato di un riconoscimento superiore degli oggetti, grazie all’elaborazione delle immagini e la segmentazione degli oggetti in tempo reale.
Huawei e il futuro
L’azienda cinese pensa al futuro, e i vertici della società in alcune interviste passate, hanno spiegato che il futuro presenterà connessioni estremamente veloci e uno sviluppo incredibile dell’Intelligenza Artificiale (IA).
Proprio su questo si sta direzionando Huawei, che alla fiera della tecnologia di Berlino 2018 ha presentato HiSilicon Kirin 970 con processore neurale dedicato. Sarà implementato sui futuri Mate10.
Ma il futuro di Huawei è stato recentemente messo pesantemente in discussione.
Il crescente e inarrestabile successo della mutinazionale cinese nel settore delle infrastrutture per le telecomunicazioni, fra cui ache lo sviluppo delle reti 5G, è considerata una pericolosa ascesa per la sicurezza dei Paesi (la maggioranza) che stanno sviluppando (con gli operatori coinvolti) le reti con le tecnologie proprietarie di Huawei.
Una guerra politco-commerciale che ha inciso e molto sui titoli delle borse asiatiche.
Le due economie più influenti, quella americana e quella cinese, sono avvitate su di una commerciale che è partita con i dati di Trump, fino ad arrivare all’arresto della figlia del fondatore di Huawei.
Gli Stati Uniti sono andati anche oltre, puntando il dito contro l’influenza pesante di Huawei, che in alcuni Paesi occidentali raggiunge addirittura fino al 90 per cento della quota di mercato per la realizzazione di infrastrutture tecnologiche. E arrivando ad ipotesi di spionaggio industriale e politico.
Oltre a panventare un rischio per la sicurezza informatica di molti partners, diversi europei fra cui anche l’Italia. Una dipendenza dalle tecnologie cinesi che si fa sempre più evidente e che negli ultimi giorni di gennaio 2019 ha mosso i primi passi indietro, con Vodafone che annuncia l’abbandono del fornitore Huawei per le proprie reti.
Un futuro costruito sugli investimenti.
E la parabola ascendente di Huawei dovrebbe far riflettere di più quando si pensa all’enorme mole di investimenti adottata, per ricerca e sviluppo. Investimenti che ammontano a 20 miliardi di dollari.
Numeri da capogiro, quelli delle vendite : nel solo 2018 200 milioni di unità spedite. Mentre il mercato degli smartphone, ormai maturo, decresce, il produttore cinese ha visto una crescita di oltre il 32% nel terzo quadrimestre dello stesso anno.
Il 2018 ha visto un fatturato record di ben 108,5 miliardi di dollari, in crescita del 21% rispetto al 2017.
Per il Belpaese ci si aspetta addirittura la partenza del 5G con un anno di anticipo, nel 2020.