Psicologia wearable : quando si demanda al device il risultato
Nel biennio 2015/2016 la tecnologia “wearable” ha subito una vera e propria impennata nelle vendite.
E’ ormai piuttosto comune osservare come la maggior parte delle persone scelga di fare jogging, andare in bici o svolgere qualsiasi attività sportiva servendosi dei “fitness tracker”, spesso preferiti agli smartwatch, per perseguire l’obiettivo principale di tante fatiche: perdere peso e tenersi in forma.
Ma è davvero così? I “fitness tracker” sono davvero utili per dimagrire?
Uno studio pubblicato sulla rivista Jama lo smentisce categoricamente.
L’indagine è stata portata avanti dall’Università di Pittsburgh, che ha voluto coinvolgere nel progetto circa 500 persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni, in evidente condizione di sovrappeso.
Per un paio d’anni, tutte queste persone sono state sottoposte ad una rigida dieta: il gruppo di ricerca dell’Ateneo ha realizzato un monitoraggio costante per tutto l’arco dei due anni, con un occhio particolare a coloro che si servivano dei fitness tracker.
Ebbene, il risultato è stato sorprendente: le “cavie” che utilizzavano i device wearable hanno ottenuto risultati meno soddisfacenti – in termini di perdita di peso, nda – di coloro che non ne usufruivano affatto.
La metodologia usata dal gruppo di ricerca dell’Università di Pittsburgh ha visto la suddivisione del percorso in due fasi: la prima identica per tutti, attraverso un approccio misto tra dieta ipocalorica e attività fisica, senza trascurare la riunione di gruppo settimanale per discutere gli sviluppi.
In seguito, le 500 persone sono state divise in due gruppi:
- il primo ha portato avanti un monitoraggio autonomo tramite l’utilizzo di un portale web
- il secondo si è servito della tecnologia wearable per tenere sotto controllo dieta e attività fisica.
Risultato? Le persone appartenenti al gruppo con i device wearable hanno perso in media 3,5 kg a testa, mentre quelle del primo gruppo sono riuscite a perdere in media 6 kg.
C’è una spiegazione? Sì, stando a quanto sostenuto da un membro del team di ricercatori, John Jakicic.
“Probabilmente, mediante l’uso dei fitness tracker, subentra una sorta di cessione della responsabilità al device per quanto riguarda i risultati, con le persone che non si preoccupano di curare maggiormente i loro comportamenti”.