Huawei: un’era si è chiusa?

Dopo il grande successo sui mercati mondiali dei suoi prodotti, l’azienda cinese ha subìto una retromarcia, altrettanto folgorante, ma dolorosa, a seguito del ban che fu imposto da Donald Trump sui prodotti Android di aziende sospette per la sicurezza americana.

E ora dove sta guardando il gigante asiatico?

La parabola di Huawei

A luglio 2020 Huawei è stata l’azienda che ha venduto il maggior numero di smartphone nel mondo, superando i due colossi mondiali: Apple e Samsung.

Tutto questo nonostante già all’epoca gli Stati Uniti cominciassero a esercitare pressioni nei confronti dell’azienda cinese per presunte minacce alla loro sicurezza nazionale.

Ad agosto 2023, dopo soli due anni, il fondatore di Huawei, dichiarava che  l’azienda era in lotta per cercare di sopravvivere.

A causa, ma non solo,  di una sicura recessione economica in arrivo, e che la stessa azienda avrebbe dovuto subire un cambio radicale di tutta la propria politica aziendale.

Il nuovo corso della linea industriale, si sarebbe dovuto concentrare sui profitti e sui flussi di cassa, in quanto fino ad allora la gestione economica era basata sui ricavi e sulle vendite, e tra gli obiettivi vi era anche la riduzione della attività marginali.

Tutto questo ha quindi causato un importante riduzione del personale aziendale per circa 2.000 unità, oltre all’annuncio di ulteriori tagli nell’immediato futuro.

Ma quali sono le cause che hanno portato a questo?

Questa potente crisi parte da più lontano. Nel 2018 il governo federale degli Stati Uniti diede il via alle pressioni per far arrestare Meng Wanzhou, direttrice finanziaria di Huawei, nonché figlia del fondatore.

Questo cambiò radicalmente gli scenari aziendali. L’allora amministrazione Trump, con questa prima iniziativa, volle dare un forte segnale all’azienda cinese ed alla Cina.

Tutto questo portò al bando integrale della società cinese dagli States, e Pechino capì che era necessario costruirsi una propria autosufficienza tecnologica.

Gli sviluppi di questa guerra commerciale porta a tutta una serie di manovre a cascata, come quelle legate alla produzione dei semiconduttori, sempre più necessari in tutti i campi tecnologici, e che ancora oggi sta creando enormi problemi di approvvigionamento di materie prime, chiamate anche terre rare.

La Cina è divenuta una delle maggiori produttrici, e ora ha ridotto le esportazioni e le relative forniture.

Sviluppi e scenari futuri

Considerati gli enormi cali di vendita dei propri smartphone, con perdite che hanno registrato punte arrivate fino al 60% rispetto alle vendite avvenute nei primi mesi del 2021.

Huawei ha quindi tracciato la strada per la nuova politica aziendale, mirata alla diversificazione dei flussi di entrata ed alla crescita delle infrastrutture informatiche. A maggio di quest’anno pur non abbandonando la produzione di telefoni, ha istituito cinque nuove divisioni:

  • finanza digitale
  • energie
  • intelligenza artificiale
  • digitalizzazione di manifatturiero e servizi pubblici.

Lancia un aggregatore di servizi di ride hailing che si sta muovendo nel mercato dei software per l’industria automobilistica. Ma anche nel campo delle forniture di soluzioni digitali rivolte alle pubbliche amministrazioni effettuando investimenti mirati verso le istituzioni pubbliche, sanitarie e universitarie.

Restando nell’ambito della diversificazione finanziaria annunciata Huawei sta raccogliendo fondi per la vendita di obbligazioni onshore, segno di volontà di investimento sul futuro. Un futuro non ancora così chiaro.

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