Vero o Falso : la maggior parte degli Hacker sono russi
Sentiamo spesso associare il termine “hacker” alla Russia ed è così che nasce la domanda:
“La maggior parte degli hacker sono russi?”
Vladimir Putin, durante tutta la durata del suo mandato, non ha mai limitato questo fenomeno, anzi.
Ha sempre voluto sottolineare come la Russia rappresentasse una potenza mondiale e, di conseguenza, una potenziale minaccia, per i nemici del suo Paese, anche sotto questo punto di vista.
La Russia è sicuramente una grande potenza da questo punto di vista e i suoi servizi segreti sono dotati di hacker decisamente abili ma questo non significa dare per scontato che tutti gli hacker provengano da lì.
Possiamo considerare diversi casi, come quello di Wikileaks, fondato dall’australiano Julian Assange, che ha visto partecipare hacker delle più svariate nazioni.
Ma ha ospitato anche numerosi documenti che andavano “contro” la Russia di Putin e contro le politiche dello “zar” russo.
Non sono rari i casi di hacker come Snowden che è statunitense.
Pensiamo al team Evad3rs attivo nella scena dei jailbreak iOS, formato da :
- pod2g (di origine francese)
- MuscleNerd (che è americano)
- pimskeks (di origine tedesca)
- planetbeing (che è statunitense)
I 4 hanno fatto un grande clamore pur non essendo di provenienza russa.
Secondo alcune statistiche la Russia si trova al terzo gradino del podio, in compagnia di altre nazioni dalle quali proviene il maggior numero di attacchi hacker.
Si attesta quindi sul gradino più basso preceduta dalla Cina , che dal secondo posto sta facendo molto parlare di se nell’ultimo periodo sulla scena hacking.
Quindi gli Stati Uniti si assicurano il primo posto nel podio degli hacker.
In ogni caso, non è assolutamente da sottovalutare la potenza della Russia in questo settore.
Dal terzo posto non ci si mette molto a risalire e a ribaltare la statistica.
Basterebbe sfoderare qualche asso nella manica in grado di far tremare le altre potenze mondiali.
Fra gli ultimi l’attacco al sistema informatico Ucraino, colpita anche la centrale di Chernobyl : in questo articolo di Ansa.it viene riportato , con dovizia di particolari.
Ma vi sono anche collettivi di hacker russi filogovernativi che attaccano tutto ciò che è si pone contro, o in maniera critica, alla madrepatria.
Ne parla in questo articolo anche Wired, che scrive di ombre non solo sull’elezione americana di Donald Trump ma anche sull’ultima di Emmanuel Macron.
Tutto ciò mentre il Corriere riporta indiscrezioni trapelate dalla CIA secondo cui hacker russi sarebbero dietro anche alla crisi del Golfo scaturita nella rivolta contro il Qatar da parte di altri Paesi dell’area mediorientale.
E’ un articolo del quotidiano Il Foglio a ipotizzare il perchè di tanto impegno.
Vi si descrive un’azione di destabilizzazione a carico della “fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni e delle organizzazioni internazionali come l’Unione europea o la Nato” atta a “indebolire o ledere i rapporti interni all’Europa e all’asse atlantico in favore di una coesione russa”.
Anche negli ultimi mesi, tra una minaccia missilistica e l’altra, attacchi hacker e prove di guerra, anche il regime nordcoreano ci avrebbe messo del suo.
La Corea del Nord al centro delle cronache.
Secondo esperti di cybersicurezza di mezzo mondo lo zampino del regime di Kim Jong-un starebbe dietro agli attacchi informatici che hanno dato filo da torcere a migliaia di istituzioni e organizzazioni.
Dall’intelligence Statunitense sarebbe emerso un fondato sospetto.
I 300mila computer che nel mondo, a maggio 2017, sono stati coinvolti dall’attacco del ransomware “WannaCry” , sarebbero stati mirati e colpiti dai nordcoreani.
Gli hacker del regime avrebbero lasciato tracce in alcuni dei codici utilizzati, coincidenti con quelli impiegati in passato per altri attacchi informatici di ugual provenienza.