Spam: l’iItalia è fra i paesi più colpiti?
Tutti conoscono le odiate mail spam, indesiderate, eppure sempre puntuali nell’affollare la posta elettronica di ciascuno di noi.
E’ necessario riconoscere che statisticamente si è verificato un calo rispetto agli anni passati, eppure già nel 2015 l’Italia rientrava nella top ten dei Paesi che inviano più spam.
Eravamo l’ottava nazione in classifica.
In netto miglioramento rispetto alla quarta posizione del 2014, in pole position c’erano USA, Cina e Russia.
Nel 2018 il nostro Paese è ulteriormente sceso in classifica, per una volta felicemente, lasciando la top dieci ad altri. Ma colpisce constatare come oltre la metà delle email inviate nel mondo nell’intero 2018 (il 52%) trattava contenuti indesiderati.
Citiamo i ricercatori di Kaspersky secondo i quali il 43% circa delle e-mail che riceve un utente italiano è una mail spam. Il più delle volte questo spam ha lo scopo di phishing ( 2.221.263 i casi segnalati nel 2020) numero soprattuto relativo a spam da accesso mobile. Eppure nel nostro Paese, durante la pandemia, il fenomeno sembrerebbe esser diminuito.
La Cina è oggi il paese dal quale proviene il maggior numero di questi messaggi.
E’ riportato anche in alcuni dati presenti sul sito Statista, che pubblica anche la mappa dello spam.
Dietro la Cina vi sono Usa e Germania.
L’Italia ospita moltissimi visitatori del web
Sono milioni i navigatori italiani sjul web, ormai la maggioranza della popolazione, e milioni gli utenti attivi sui social.
A livello mondiale sono miliardi, ecco i dati recenti.
Utenti che troppo spesso non conoscono a sufficienza le regole della sicurezza online, e che visitano siti ricchi di malware che poi rischiano di rubare dati sensibili, come quelli bancari.
Da notare come la diffusione dell’uso del web in italia sia dovuto soprattutto a 2 fattori : l’uso di applicazioni dedicate ai social media (e non ci si riferisce solo a Facebook ma anche Whatsapp) e l’uso dello smartphone per vedere video online.
Non siamo i soli però: ai primi posti USA, Giappone ed Australia. Solo in Italia vengono rilevati migliaia di malware relativi all’online banking.
Invece sono in diminuzione gli attacchi ai POS da parte di virus e di hacker.
Trend Micro, azienda leader nella sicurezza cloud, nel rapporto “Pericolo all’orizzonte” nel terzo trimestre 2015 segnalava oltre 33 milioni di indirizzi Ip che inviavano spam, oltre 4 milioni invece i malware identificati.
Nella classifica 2018 dello spam, subito dopo Cina, Usa e Germania, Arrivano Vietnam, Brasile, India e Russia.
L’uso del web da parte degli Italiani.
Non solo social verrebbe da dire : e meno male! Circa un terzo degli utenti attivi quotidianamente sul web, ha ascoltato circa 50 minuti di musica attraverso la Rete.
Mentre le ore trascorse ogni giorni in internet (6 ore) sono state di gran lunga superiori a quelle di fronte al tradizionale mezzo televisivo (3 ore). Ironia della faccenda è che di queste 3 ore di attenzione per la cara vecchia tv, vi è anche streaming e video on demand di trasmissioni tv.
Insomma, la rete la fa da padrona ormai.
Lo spam è reato?
Torniamo quindi all’argomento centrale di questo ReporTecno. Lo spam (ovvero l’invio massivo di email pubblicitarie o di truffa senza autorizzazione dal destinatario) è vietato dalla legge.
Eppure succede non di rado che “a fronte di una norma categorica non corrispondono sanzioni effettive ed efficaci” (vedi il relativo articolo di laleggerpertutti).
Secondo la Cassazione “lo spamming non è reato se il destinatario non subisce un danno effettivo, reale e attuale. Lo diventa quando il destinatario invia una richiesta al mittente chiedendogli di cancellare il proprio nominativo dalla banca dati e questi non lo fa”.
Nessuna azione penale è possibile.
Al limite è richiedibile un risarcimento, ma anche per quest’ultima eventualità la cassazione ha spuntato le armi dei legali.
Ad oggi quindi, le armi di autodifesa dell’utente sono due :
- prestare attenzione a bufale e truffe (le mail dette phishing)
- premere velocemente il tasto “canc”